Corso
di disegno e tecniche pittoriche
2008-2009
Prof.ssa Caterina Coluccio
Insegnante Accademia di Belle Arti di
Bologna
PROGRAMMA
I corsi prevedono un programma diversificato
per ogni allievo, considerando il livello di
preparazione, le esperienze passate e le
aspirazioni individuali. L’intento è di
ricercare in ogni individuo una strada
autonoma adatta alle proprie attinenze.
Complessivamente, vengono affrontate varie
tecniche:
TECNICHE GRAFICHE
disegno a matita - disegno a pastello -
pastelli acquerellati - biro –china -
pastelli ad olio - gessetti
TECNICHE PITTORICHE
acquerello su carta e su tela - pittura ad
olio, acrilico
TECNICHE MISTE
pittura ad olio e pastello - pittura ad olio
e pastelli ad olio - gessetto e pastello
-acquerello e pastello - acquerello e biro -
olio e biro - pittura con inserimento di
vari materiali
Ogni allievo sceglie la tecnica che desidera
approfondire e lavora insieme ad altri che
sviluppano un’altra tecnica, in modo tale da
poter confrontare le varie possibilità ed
eventualmente sperimentare tecniche nuove. È
possibile cominciare da qualsiasi tecnica
senza considerare l’ordine in elenco e
passare ad un’altra tecnica nell’ambito
dello stesso corso. Chi ha esperienze
passate prosegue il percorso iniziando dal
punto in cui è arrivato per un
approfondimento e uno studio più
professionale.
Il compito dell’insegnante è quello di
seguire le evoluzioni progressive di ogni
singolo allievo a aiutarlo a trovare la
strada più adatta, sia per quanto riguarda
la scelta dei soggetti, la tecnica di
esecuzione e lo stile; quindi anche il
soggetto da rappresentare non è determinato
dall’insegnante, ma è a scelta dell’allievo.
Il corso si concluderà con una esposizione
presso le sale del Circolo degli Artisti
PRESENTAZIONE E ISCRIZIONI
Lunedì 6 ottobre 2008, ore 18
Giovedì 9 ottobre 2008, ore 21
DURATA CORSO
Il corso si articola in 15 lezioni, un
giorno la settimana, ed è rinnovabile fino
alla fine dell’anno
INIZIO CORSI
Lunedì 13 ottobre dalle ore 18 alle ore 20
Giovedì 16 ottobre dalle ore 21 dalle alle
ore 23
COSTO
185€ per 15 lezioni di due ore
SEDE
Mauriziano, via Pasteur, S.Maurizio, Reggio
Emilia
DALLA FOTOGRAFIA ALLA PITTURA
Ci si aspetterebbe, in un corso di primo
livello, di copiare nature morte, frutta
secca, drappeggi ecc. In questo corso non è
così. Molti rimangono stupiti, assistendo
alla prima lezione, nel veder affrontare
immediatamente il ritratto e, a volte, si
scoraggiano. Ma il ritratto da fotografia
costituisce una base in cui si trovano
diversi elementi: dalla costruzione
dell’immagine alle proporzioni, dal chiaro
scuro al volume, al modo di stendere prima
la matita e poi i colori. Ciò è
particolarmente indicato proprio per chi non
ha esperienza nel disegno poiché i primi
elementi vengono semplificati nella
bidimensionalità; mentre, copiare qualcosa
dal vero, costituisce un ulteriore livello
che implica maggiori difficoltà. Procedendo
per piccoli passi, si possono ottenere
notevoli risultati, evitando di accumulare
gli errori tipici di coloro che affrontano
immediatamente il colore senza acquisire una
sicurezza nella costruzione del disegno di
base. È certamente più faticoso, è forse più
gratificante dipingere liberamente, ma ci si
porta dietro un patrimonio che ci consentirà
sempre di realizzare un’opera con la
necessaria sicurezza. Successivamente, il
segno si potrà liberare e trovare una
propria personalità, ma si evita di
ripercorre la strada, errata, di chi, negli
anni sessanta e settanta, iniziava con
l’arte astratta, senza essere in grado di
realizzare una figura. Qualunque grande
artista, da Picasso a Mirò, ha affrontato la
figura e l’anatomia nella sua forma più
realista; solo successivamente, il corpo può
semplificarsi e raggiungere un’espressione
più astratta o informale: ogni grande
risultato comporta sacrifici e costanza;
molto esercizio porta, necessariamente, a
semplificare il segno ed aumentare la
velocità. Cominciare, invece, da un segno
già interpretato porta ad una scuola che
copia lo stile dell’insegnante ed è, poi,
molto più difficile trovare il proprio. Non
ci interessa creare una “scuola”, con degli
allievi, che ha l’unico scopo di gratificare
la personalità dell’insegnate o dell’artista
che vuol vedere replicare se stesso. Ciò che
è necessario evitare, fin dall’inizio, è
copiare uno stile, disegni o quadri già
interpretati, poiché si tende a ripetere i
piccoli errori, anche voluti, che l’artista
applica; bisogna iniziare da copie da
fotografie e, successivamente passare alla
copia dal vero poiché, una volta acquisita
la costruzione dell’immagine, è possibile
aggiungere la difficoltà della terza
dimensione.
Un artista contemporaneo potrebbe chiedersi
a cosa serve imparare a disegnare in maniera
figurativa quando, nelle gallerie, non si
vedono altro che installazioni ma,
insegnando tanti anni in un’Accademia di
Belle Arti, mi ha confermato che acquisire
la sicurezza nel disegno costituisce il più
grande patrimonio che un’insegnante possa
dare ad uno studente. Infatti, le mode
cambiano, un disegnatore figurativo può
sempre passare ad un’arte astratta, ma chi
comincia dall’astrazione, senza aver mai
affrontato il disegno, non sarà più in grado
di affrontare la figura con professionalità,
rimanendo fuori da periodi in cui il corpo e
la figura emergono preponderanti anche
nell’arte contemporanea. Decenni di arte
informale, astratta e video hanno prodotto
studenti che, nel momento in cui l’arte è
cambiata, si sono ritrovati incapaci di
padroneggiare gli strumenti, come le
proporzioni e l’anatomia, per affrontare il
corpo. Sono emersi, quindi, artisti che
hanno avuto la lucidità, nei primi anni
settanta, quando non lo faceva nessuno, di
continuare a lavorare anche sulla figura,
andando controcorrente. Anche per quanto
riguarda il segno, non bisogna seguire le
mode, per esempio il segno schizzato e
veloce, tipico degli anni sessanta, poiché
un artista emerge proprio nella sua
originalità e nella capacità di proporre
qualcosa di nuovo, ognuno deve trovare un
proprio modo di disegnare, corrispondente
alla propria personalità. La strada da
percorre è disegnare, disegnare e disegnare;
dipingere, dipingere e dipingere: solo così
è possibile acquisire uno stile proprio che
ci differenzia da tutti gli altri. Non si
deve, quindi, aver paura ad iniziare dai
primi elementi poiché avanti si può sempre
andare, è molto difficile tornare indietro e
correggere errori ormai acquisiti. Per
questo, come insegnante, si ha molta più
soddisfazione da persone che non hanno mai
disegnato o mai dipinto prima, perché è
ancora presente quell’umiltà necessaria per
imparare. Il disegno è come lo sport,
comporta anni di lavoro, se si cambia ogni
due tre mesi per la curiosità di provare
tutto, non si potranno mai ottenere buoni
risultati. È vero che la disposizione e la
mano che la natura ci fornisce è importante,
ma la costanza può meravigliare persone che
non hanno questi doni e che, analogamente,
trovano piacere nel disegno o nella pittura.
A volte, basta considerare il disegno come
una terapia, un modo per spezzare la routine
quotidiana e fermarsi a riflettere, senza
avere la pretesa di emergere. Sono proprio
le persone comuni, che non hanno la tensione
di diventare per forza degli artisti, che
possono raggiungere i risultati migliori. È
proprio a queste persone a cui si rivolge
questo corso, a coloro che non si sentono
degli artisti snob, i quali non si
considerano tali se non sono immersi nella
contemporaneità.
Ciò che conta, in questo corso, è la volontà
di imparare e, soprattutto, la voglia di
stare insieme, portando avanti un lavoro in
un clima sereno e non competitivo.
I DUE MONDI
Nell’arte ci troviamo di fronte a due mondi,
due emisferi macrocosmici che non si
toccano: da una parte, si ha il mondo
dell’arte contemporanea in cui un artista
diviene tale nel momento in cui è inserito
in un circuito di esposizioni in gallerie,
presentato da critici; dall’altra, un
sottobosco di “dilettanti” che trovano il
piacere di fare arte, slegato da un contesto
istituzionale. Nel primo mondo, l’artista è
mosso da una continua pulsione di essere
presente e di essere riconosciuto; si
verifica una corsa forsennata per non
mancare agli appuntamenti, in cui incontrare
critici o direttori di musei che potrebbero
inserirlo in un meccanismo che lo
storicizza; spesso questo diviene
l’obiettivo principale, ci si pone il
problema di come essere innovativi e
originali; ma, a volte può capitare di
sapere come rappresentare tecnicamente, ma
di non sapere cosa rappresentare, trovandosi
di fronte ad un vicolo cieco.
Quest’incertezza può esprimersi, soprattutto
nei giovani, o in chi è all’inizio del suo
percorso, in una continua presenza alle
inaugurazioni delle mostre o alle fiere
d’arte contemporanea per essere aggiornati
ed osservare i contemporanei che hanno più
successo; ma il rischio è di emulare
qualcosa già fatto.
Nell’altro mondo esistono persone che spesso
svolgono diverse professioni che coltivano
l’arte come “piacere fine a se stesso”.
Queste persone non sono apprezzate dagli
abitanti del primo mondo poiché sono
ritenuti “dilettanti”, non al passo con i
tempi. Si tratta di capire in quale mondo
vogliamo abitare.
Nell’antichità i grandi pittori o scultori
svolgevano una ricerca rivolta verso se
stessi, verso la propria poetica, non
fermandosi all’esteriorità ma ricercando
qualcosa dentro se stessi e cercando di
penetrare i misteri della natura. L’artista
diveniva interprete di segreti della natura
che l’uomo comune non riusciva a cogliere:
questo era ciò che distingueva l’artista
dall’arginano che raffinava la sua tecnica,
ma non riusciva a trasmettere una poetica.
Il Rinascimento ha trovato la forza di
rinnovarsi ritornando agli antichi
ricollegandosi ad un’antica perfezione;
pertanto fiorirono studi su Platone, gli
ermetici, l’alchimia ecc. La strada che
percorrevano gli artisti era di ricercare lo
spirituale dell’arte, dove, per
“spirituale”, non s’intende una ricerca
religiosa, ma penetrare ciò che si nasconde
oltre l’illusione dell’immagine esteriore e
se anche la rappresentazione non ne svelava
i segreti, l’emozione nel vedere l’opera
colpiva l’animo umano e dava la sensazione
di essere di fronte a qualcosa di più grande
di noi.
Ci capita ancora, nel vedere opere di arte
contemporanea? Capita ancora all’uomo
comune? O, piuttosto, si ha la sensazione di
trovarsi di fronte opere incomprensibili che
non danno emozione e si non si ammette di
non capire per il timore di esprimere una
mancanza di cultura? Il critico o lo storico
dell’arte sa cosa guarda, sa inserire
l’opera in un contesto e quindi sa
interpretarla, ma l’uomo comune prova le
stesse emozioni o lo stesso piacere? In
questo vi è la separazione tra i due mondi,
si guarda un’opera di arte contemporanea,
non si capisce, ma si ritiene che persone
più colte di noi potrebbero comprenderla.
Non è questo lo scopo dell’arte, l’opera
d’arte deve suscitare emozioni su piani
differenti: colpire l’uomo colto ma anche
suscitare piacere, che va al di là della
vita quotidiana, all’uomo comune. Per
ritrovare le origini dell’arte e della
creatività è necessario staccarsi dalle
tendenze e dai meccanismi di consumo e
ritrovare l’aspetto spirituale dell’opera
d’arte; se non si riesce a fare questo,
sarebbe sufficiente recuperare l’aspetto
“umano” dell’arte in cui un artista sentiva
l’esigenza di discutere di arte e
letteratura ai caffè, di avere punti di
ritrovo in cui sapeva di incontrare
qualcuno. Oggi ci s’incontra solo alle
inaugurazioni delle mostre, luoghi in cui
non si parla, si ha solo il tempo di
salutare, a volte anche da lontano.
E veniamo a noi. Il circolo degli Artisti
riunisce una miriade di “uomini comuni”,
abitanti del secondo mondo, che forse non
capiscono l’arte contemporanea ma che sanno
ritrovare il piacere di fare arte, e di
farlo insieme. L’umiltà li fa uscire
dall’isolamento e dalla presunzione di
portare avanti una ricerca artistica
assoluta e originale che non deve essere
condivisa con altri. Quest’umiltà li fa
ritrovare il piacere dell’arte e il “fare
arte” diviene terapeutico e positivo per la
propria vita, cosa che non ritroviamo negli
abitanti del primo mondo che si isolano e
s’inaspriscono nel tentativo di arrivare al
successo. In questo sta la grandezza di
un’associazione come il Circolo degli
Artisti che ha saputo tenere vivo quel
sottobosco di persone che, con l’arte,
ritrovano l’allegria e il piacere di
esprimersi. Creare un punto d’incontro in
cui chiunque possa andare, soltanto per
sentire l’odore dei colori e il “sapore”
delle piccole cose, è fondamentale.
Fondamentale per l’arte, per gli artisti e
per la città. E chissà… che gli abitanti del
primo mondo non scendano le scale a visitare
questo secondo mondo e intraprendere un
viaggio verso la semplicità e l’autenticità.
Caterina Coluccio
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