AFORISMI
Tra
poesia, fotografia e pittura
L’utilizzo
della fotografia come mezzo espressivo
ha determinato una svolta nel passaggio
dalla pittura accademica ad una nuova
rappresentazione della realtà.
Dagli anni
Settanta, molti artisti, soprattutto
americani, si sono ispirati alla
fotografia per catturare gli scatti
fotografici e rappresentarli in pittura.
Oggi assistiamo ad una esplosione di
immagini fotografiche che raccontano la
vita moderna.
La serie
Aforismi si ispira alla fotografia, ma
si allontana dalla vita moderna,
riprendendo sensazioni di donne dei
primi del Novecento immerse in luoghi
lontani. Cieli irreali e aurore boreali
dialogano con l’isolamento di donne () che
cercano di comunicare. Poesia e immagine
si fondono in una comunicazione
concettuale amplificata dal bianco e
nero e dai monocromi. La realtà diviene
un luogo concettuale in cui i montaggi
fotografici contribuiscono ad
estraniarsi dalla vita contemporanea e a
raggiungere luoghi spirituali ormai
dimenticati.
La
fotografia gioca un ruolo fondamentale,
rappresenta il primo passo verso una
elaborazione della realtà fisica
portando la pittura verso un’altra
realtà che non si vede, ma si sente.
Le poesie
si traducono in corpi, volti, occhi che
osservano e seguono con lo sguardo, per
ricordare che è necessario fermarsi e
guardare dentro se stessi prima di
riprendere ad osservare tutto ciò che ci
circonda. Gli Aforismi vengono
pronunciati da figure di donne che
esprimono la difficoltà
dell’adolescenza, la molteplicità
dell’essere donna che sa fondere aspetti
spirituali e materiali.
Corpo e
mente, spirito e materia si muovono in
un ambiente concettuale che esce
dall’astratto e dall’informale e si
traduce in uno studio del disegno e
della pittura. Il concettuale, pur
distaccandosi dall’iperrealismo, si
re-inventa ponendo al centro dell’opera
l’idea che si fa corpo, è la poesia che
si fa immagine in un rapporto tra forma
e contenuto.
L’opera è
lontana da una ricerca puramente
formale, è alla ricerca della propria
anima e tenta di comunicare con l’anima
dell’osservatore. L’estetica ritorna ad
essere “sensazione”, l’immagine non è
una replica del mondo fisico, ma
attraversa un mondo spirituale che
contiene tutti i luoghi e tutte le
religioni. Si proietta verso luoghi in
cui non c’è distinzione tra l’interno e
l’esterno, citoplasma e microvilli
diventano giardini, drappi prendono le
sembianze di fibre muscolari, la
corporeità si fonde con l’energia
spirituale che non ha bisogno di
trascendere, rimane ancorata alla
materia, trovando in essa la propria
abitazione.
Caterina Coluccio
|